Le Pietre di Venezia

Museo del Camminare 2019

INTRODUZIONE

Le pietre di Venezia cui è dedicata questo progetto non sono quelle “verticali” di John Ruskin, ma quelle che incontriamo e tocchiamo ogni volta che camminiamo per la città. Sono le lunghe lastre – salizzoni, c. 70cm x 35cm – e i più piccoli masegni di trachite che pavimentano calli e campi, ci riparano dall’umidità e ci isolano dal calore estivo; i grandi blocchi squadrati di pietra d’Istria – listonine – che ci difendono dalle onde proteggendo il bordo esterno delle fondamenta; i cordoli di pietra d’Istria che evidenziano i gradini dei ponti facilitandone il passaggio; le piccole pietre che segnalano le reti tecnologiche di servizi che si estendono nel sottosuolo urbano; e quelle che formano insegne o indicano la strada.

Sono pietre che passano inosservate a confronto con quelle scolpite nelle meravigliose facciate di palazzi e chiese, ma che presentano un’infinita varietà di paesaggi marginali creati da composizioni minerali e contrasti di luce e colore. Raccontano la storia della città e di paesi vicini e lontani, mentre spesso nascondono piccoli segreti.

INTRODUZIONE

Venezia è la città europea con meno asfalto, che nel centro storico occupa soltanto il 2,5-3% della superficie. Per oltre l’80%, la città è lastricata di pietra, materiale naturale e non inquinante.

È un processo che inizia nel sedicesimo secolo e che nell’arco di circa trecento anni porta la trachite a sostituire progressivamente la terra battuta e i mattoni posati a coltello o in piano. Si tratta di una pietra vulcanica che dall’epoca della Serenissima viene estratta dalle cave dei Colli Euganei, a circa 60km da Venezia.

Alla trachite si aggiunse la pietra d’Istria, utilizzata per i bordi esterni delle fondamenta e per decorare i selciati di masegni, come in Piazza San Marco e davanti alle chiese, in sintonia cone il largo uso di tale pietra per le facciate di edifici e vere da pozzo. La sua diffusione fece seguito all’annessione alla Repubblica di Venezia nel tredicesimo-quattordicesimo delle città delle penisola istriana, e in particolare di Orsera (Vrsar). A causa delle limitazioni poste dalla Croazia all’estrazione di questa pietra e anche per ragioni economiche, negli ultimi anni è spesso sostituita dal meno pregiato biancone di Trani, ad esempio lungo la fondamenta di Punta della Dogana.

L’introduzione del porfido, in cubetti o lastre, risale invece principalmente al novecento, per la pavimentazione stradale dei nuovi quartieri di Sant’Elena e Santa Marta o per aree esterne di nuovi edifici, come la stazione ferroviaria di Santa Lucia.

INTRODUZIONE

Attraverso sette sezioni dedicate a accostamenti, intarsi, textures, intagli, mosaici, sigilli e iscrizioni, questo progetto vuole essere una guida alla scoperta e alla valorizzazione dello straordinario paesaggio orizzontale di Venezia.

Tutte le fotografie sono state scattate in luoghi pubblici di libero accesso.

Per muoversi attraverso le diverse sezioni del progetto utilizzare l'indice in alto nella pagina.

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