IL CORSO

Questo tipo di passeggiata si inscrive in uno spazio urbano storicamente caratterizzato da qualità performative e teatrali. Tale spazio è generalmente costituito da un tratto di strada, in posizione centrale, lungo approssimativamente 1-1.5 chilometri, il più dritto possibile e abbastanza ampio da ospitare la performance e il suo pubblico. Nelle città romane tale tratto di strada corrispondeva in genere con il cardus maximus o il decumanus maximus e da allora ha costituito la lunga e pubblica passerella lungo la quale il potere centrale ha messo in scena trionfi e incoronazioni, ingressi trionfali, processioni religiose, corse di cavalli e, dal cinquecento, corsi delle carrozze e passeggiate a piedi.

Con il loro recupero e reinvenzione delle tradizioni della Roma classica, i monarchi e papi medievali e rinascimentali avevano introdotto la corsa del palio in numerose città italiane per celebrare delle festività particolari. Contemporaneamente, l’importanza sociale acquisita dal corso lo ha reso un’attrattiva residenziale per l’aristocrazia e l’élite, i cui palazzi hanno iniziato ad arricchire la scenografia di questo spazio rafforzandone il ruolo per le rappresentazioni urbane.

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La passeggiata favorita dai romani di oggi, Via del Corso, costituisce un esempio straordinario di questo processo storico. Nota nell’antica Roma in parte come Via Flaminia e in parte come Via Lata, questa strada ha svolto di fatto la funzione urbana chiave di cardus maximus – l’asse nord-sud delle città romane – e d’allora non ha mai cambiato percorso.

Collegava la porta settentrionale di Roma e il vicino Campus Martius con il colle del Campidoglio e il cuore sociale della città, il Forum, vantando alcuni dei maggiori monumenti religiosi, come l’Ara Pacis e, molto probabilmente, grandi complessi architettonici incentrati su portici. Costruita come Via Flaminia intorno al 220 a.C., aveva ben cinque archi trionfali, a riprova del ruolo di spazio privilegiato per rappresentazioni e sfilate che il potere politico e militare le aveva affidato fin dall’inizio della storia della città.

Nel 1466 Papa Paolo II trasferì in questa via le celebrazioni del carnevale, che includevano i giochi e la corsa di cavalli nota come Corsa dei barberi, da cui il Via del Corso prese il nome.

Via del Corso, Roma, Incisione di H. W. Peckwell da un disegno di Ettore Tito, Scribner's Magazine, vol. X, 1891.

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I cambiamenti del panorama urbano che Roma ha sperimentato nel rinascimento hanno rafforzato ulteriormente l’importanza di questa via, lungo la quale personaggi dell’aristocrazia e dell’alto clero aveva iniziato nel cinquecento a costruire i propri palazzi, sontuosi e alla moda.

È in questo periodo che la strada acquisì il suo carattere mondano, pur mantenendo le sue funzioni di percorso per processioni religiose e, soprattutto, parate – ad esempio per l’ingresso in città dell’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V nel 1536 per incontrare Papa Paolo III e della regina Cristina di Svezia il 20 dicembre 1655 in seguito alla sua conversione al cattolicesimo. Durante il suo soggiorno a Roma nel 1580-81, lo scrittore e filosofo francese Michel de Montaigne ha scritto che la passeggiata era l’attività più comune dei romani e che esistevano strade specifiche per questo scopo, molto probabilmente riferendosi a Via del Corso.

Nel 1594 Roma aveva già 883 carrozze e con l’aumento della diffusione di questo mezzo, la passeggiata in carrozza in Via del Corso – il corso delle carrozze – divenne una tradizione che durò fino all’inizio del ventesimo secolo.

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Il fenomeno della passeggiata in carrozza e a piedi esplose nelle principali città italiane durante il tardo cinquecento e l’inizio del seicento, favorito da una configurazione di elementi chiave che avevano come fulcro una strada del centro relativamente lunga, dritta e larga e che includevano il suo essere zona residenziale dell’alta società; in molti casi, la prossimità alla cattedrale; l’essere storicamente uno spazio funzionale a esibizioni e parate in occasione di eventi politici e religiosi o importanti manifestazioni periodiche come il carnevale.

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A Milano, secondo Carlo Torre, il corso delle carrozze fu introdotto per la prima volta nel seicento in occasione delle celebrazioni del carnevale lungo il Corso di Porta Romana, che il governatore spagnolo della città, il duca Juan Fernández de Velasco, aveva raddrizzato e allargato intorno al 1598. Questa strada aveva storicamente giocato il ruolo di decumanus maximus durante l’epoca romana, quando collegava il forum cittadino con la principale porta imperiale, che si apriva sulla strada per Roma.

I palazzi nobiliari e magnifici che aveva acquisito durante il rinascimento avevano esaltato il carattere “da sfilata” di tale strada, che era parte del percorso della ‘magnifica’ e ‘solenne’ processione del Corpus Domini istituita nel 1336. Fin dal seicento era la strada della ‘passeggiata alla moda’ della città – come la descrisse lo scrittore francese Stendhal – finché il Corso di Porta Orientale iniziò a sostituirla alla fine del settecento.

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Nella Firenze del cinquecento, il corso delle carrozze si svolse per secoli lungo il percorso del palio che si correva tradizionalmente almeno dal tardo trecento in occasione della festa del santo patrono, Giovanni Battista, il 24 giugno. La strada si snodava da Porta al Prato fino a Porta alla Croce, lungo l’antico decumanus maximus romano, corrispondente alle attuali Via degli Strozzi, Via degli Speziali e Via del Corso. Associato inizialmente al carnevale, il corso delle carrozze divenne presto una consueta sfilata durante tutto l’inverno tra i palazzi delle ricche famiglie che abitavano in Via del Corso e Borgo degli Albizi, anche se il percorso subì qualche variazione nei secoli successivi.

Carnevale di Firenze in Santa Croce, Giovanni Signorini, 1846,
Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d'Arte Moderna.

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La passeggiata invernale di Palermo si svolgeva lungo Via Vittorio Emanuele, noto come Cassaro, che era l’asse urbano principale della città fenicia e poi araba, per poi servire da cardus maximus dopo la conquista romana nel 254 a.C. Tra cinquecento e settecento i sontuosi palazzi del Cassaro e la Cattedrale fecero da scenografia ai cortei dei nobili, alle processioni religiose e alle celebrazioni del carnevale. Queste ultime includevano corse di cavalli e il singolare Palio di Santa Maria Maddalena, comunemente noto come corsa delle bagasce, poiché erano le prostitute a gareggiare a piedi. Lo scrittore e diplomatico francese Dominique Vivant riferì nel 1778 del viavai di carrozze che affollavano la strada durante la passeggiata dei nobili nel primo pomeriggio, un’abitudine rimasta nella vita mondana della città per tutto l’ottocento e l’inizio dei novecento.

Nella Palermo attuale, lo struscio estivo si è spostato su Via Maqueda, la strada lunga e dritta aperta alla fine del cinquecento per attraversare la città lungo l’asse est-ovest e su cui si trovano palazzi storici e il Teatro Massimo.

Via Maqueda, Palermo, 3 settembre 2017, © Museo del Camminare.

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Pavia nel settecento aveva il suo corso delle carrozze in Strada Nuova, che nonostante il nome acquisito dopo la ricostruzione e raddrizzamento nel trecento, era l’antico cardus maximus. La strada costeggia i due storici centri del potere politico e religioso della città, la Cattedrale e il Palazzo comunale del Broletto. Ancora all’inizio dell’ottocento, la viaggiatrice britannica Lady Morgan notò come ‘alla sera, la Strada Nuova è il Corso, non solo per le poche vecchie carrozze con i pochi nobili che le occupano, ma [perché è] il salotto di tutti i giovani studenti universitari’ e ‘i pedoni di tutte le classi e età’.

In altri casi, la passeggiata in carrozza e a piedi si è svolta in una strada creata nel seicento e settecento, ma come sviluppo di un’arteria principale più antica. A Torino, per esempio, la seicentesca Via Po era la lunga e larga continuazione del decumanus maximus fuori dalla porta di sud-est. Nel seicento la via divenne l’itinerario del corso delle carrozze durante il carnevale e anche dell’usuale passeggiata invernale tra ‘alte fabbriche con portici di uniforme disegno’, come scrisse Boccolari nel 1782.

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In molte altre città italiane la passeggiata si svolge ancora nella stessa strada in cui ha avuto luogo da secoli, se non da millenni.

La passeggiata di Siena, ad esempio, è in Via Banchi di Sopra, nota in passato come il Corso, lungo il quale si svolgevano nei secoli scorsi sia il tradizionale palio sia il corso delle carrozze. Il medievale Palio alla lunga era corso lungo un tratto urbano nord-sud della Via Francigena, forse l’antico cardus maximus romano, dalla settentrionale Porta Camollia fino al duomo, o fino a quest’ultimo dalla meridionale Porta Romana, mentre il corso delle carrozze aveva luogo fuori Porta Camollia e tra i palazzi che le eminenti famiglie senesi possedevano lungo il Corso.

Parma ha la sua passeggiata in Via Cavour, che era parte del cardus maximus romano e che attraversa la piazza principale – l’antico forum – costeggiando lo storico centro del potere politico, il Palazzo comunale risalente al dodicesimo secolo. Questo era il percorso del Palio dello Scarlatto noto fin dal 1314 e anche la solenne via d’accesso alla Cattedrale.

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Perugia mette ancora in scena la passeggiata cittadina in Corso Vannucci, di cui l’architetto e storico culturale Bernard Rudofsky ha incluso una fotografia nel suo fondamentale saggio Streets for People del 1964, sottolineando come ogni giorno, all’epoca in cui scriveva, il corso fosse spruzzato d’acqua e chiuso al traffico automobilistico in preparazione alla passeggiata pomeridiana. Questa strada larga e dritta era l’antico cardus maximus romano e rappresentava il cuore della città medievale. La Cattedrale e numerosi palazzi patrizi fiancheggiano il Corso, che attraversa la piazza principale della città – Piazza IV Novembre, l’antico forum – su cui si affaccia dal trecento Palazzo Priuli, il centro del potere politico della città. Un arco trionfale etrusco, noto in seguito come Arco d’Augusto, segna ancora la porta settentrionale da cui si entrava in città attraverso il Corso e da cui passavano cortei celebrativi, processioni religiose, ingressi trionfali – come ad esempio quello di Papa Pio IX nel 1857 – oltre alle tradizionali passeggiate in carrozza e a piedi.

Corso Vannucci, Perugia, Bernard Rudofsky, Streets for People, 1969.

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Via Toledo a Napoli costituisce un esempio straordinario dell’interazione che esisteva storicamente tra pratiche sociali e religiose. Aveva una tale ‘moltitudine di Carrozze che passavano avanti e indietro’ – scrisse Raymond nel 1648 – che nel 1704 il viceré spagnolo ne proibì la circolazione durante il giovedì e venerdì santo, quando si svolgeva la tradizionale visita ai sepolcri di sette chiese presenti lungo la via. Il fruscio delle lunghe gonne di seta indossate dalle nobildonne che camminavano lungo la via in quell’occasione o il suono provocato dal trascinarsi dei piedi della gente sembra essere all’origine del termine struscio, che nel settecento iniziò a identificare tale evento e che oggi si riferisce alla passeggiata urbana a Napoli e in molte città italiane.

Il Marchese de Sade si trovò in Via Toledo durante la settimana santa del 1776 e rimase colpito dalla vista delle splendide lettighe che trasportavano le nobildonne, dai valletti, dai portantini e dai signori sontuosamente vestiti. Nel settecento e ottocento Via Toledo diventava una particolare occasione mondana per esibire le mode primaverili durante lo struscio e per sfilare durante il carnevale, per poi assumere dal novecento la sua natura di passeggiata del sabato e della domenica.

Via Toledo dalla Piazza dello Spirito Santo, Gaetano Gigante, 1837,
Napoli, Museo di San Martino.

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A Venezia, dove il tessuto urbano è famoso per essere intricato e compatto, l’assenza in passato di una strada dritta e larga fu ovviata nel cinquecento e seicento con il ricorso a strisce di pietra d’Istria che attraversavano l’allora pavimentazione in terra battuta della maggior parte delle principali piazze della città, come Campo Santo Stefano, Campo San Polo, e Campo Santa Maria Formosa.

Il termine liston, che in veneziano designa tradizionalmente la passeggiata, avrebbe avuto origine da queste strisce di pietra d’Istria o da quelle di marmo bianco che nel 1406 furono inserite nella pavimentazione di Piazza San Marco per demarcare i banchi del mercato del sabato e che poi divennero il riferimento visivo per una specie di corso.

La passeggiata era performata avanti e indietro, lungo l’asse est-ovest di Piazza San Marco, che aprendosi davanti ai due simboli urbani del potere politico e religioso – il Palazzo Ducale e, a fianco, la basica – era divenuto fin dall’epoca medievale il principale spazio urbano per esibizioni e sfilate. L’Ascensione e il Giovedì Grasso iniziarono a esservi celebrate nel dodicesimo secolo e, prima che nel settecento fosse posata l’attuale pavimentazione, la piazza ospitò corse di cavalli, giostre e tornei.

El liston, Giacomo Favretto, 1884, Roma, GNAM.

Liston moderno, Giacomo Favretto, 1887, coll. privata.

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Il liston di Piazza San Marco sopravvisse fino agli anni settanta del ventesimo secolo, quando la massiccia emigrazione dei veneziani dalla città e l’affluenza sempre crescente di turisti alterò in modo drammatico il tessuto sociale urbano, mettendo fine a uno dei suoi riti sociali più vitali.

Sotto il governo della Repubblica di Venezia, il liston veneziano era divenuto il modello di passeggiata per molte città e paesi. A Padova, attraversa il giardino di forma ellittica al centro della piazza triangolare nota come Prato della Valle; dalla fine del settecento Verona ebbe il proprio sul lato occidentale di Piazza Bra; a Belluno attraversa il cuore storico della città, Piazza dei Martiri, costeggiando i portici dei palazzi sul lato settentrionale della piazza; a Rovigo attraversa l’attuale Piazza Vittorio Emanuele II; mentre a Portogruaro si estende da Calle Beccherie fino alla Cattedrale.