ORIGINI

Il mondo classico greco e romano attribuiva al passeggiare un ruolo sociale e culturale rilevante. La vita quotidiana dei cittadini romani di classe alta e media era spesso marcata dalla tradizionale pratica del passeggiare – sia a piedi (ambulatio), sia in lettiga (gestatio) – in uno dei tanti luoghi creati in città per tale scopo.

L’adozione romana della tradizionale pratica greca del passeggiare sotto i portici che costeggiavano le piazze principali aveva comportato infatti la costruzione nelle città romane di passaggi coperti chiamati portici. L’architetto romano Vitruvio (c. 80-70 a.C. – c. 25 d.C.) aveva spiegato come tali luoghi dovessero svolgere la funzione ricreativa e culturale di offrire ai cittadini un luogo piacevole e salubre che li intrattenesse esteticamente e li educasse attraverso l’esposizione di opere d’arte. I portici erano generalmente abbelliti dall’aggiunta di giardini esterni ed erano costruiti in prossimità di teatri, templi, palestre e bagni pubblici.

ORIGINI

I passeggiatori romani disponevano inoltre di un’ampia scelta di luoghi all’aperto dove esercitare tale attività, tra cui le piazze, come il Foro a Roma dove il poeta Orazio era solito camminare alla sera e, soprattutto, i parchi.

È al mondo classico che dobbiamo infatti il concetto moderno e contemporaneo di parco, come quelli donati a Roma dal generale e console Pompeo, dall’imperatore Augusto e, dopo la sua morte, dal dittatore Giulio Cesare. Giardini e parchi erano caratterizzati dalla presenza di acqua, sotto forma di giochi d’acqua e fontane – come nel giardino circondato dal Portico di Pompeo – o di corsi d’acqua – come il Tevere a fianco del giardino Campus Martius, uno dei luoghi di incontro più frequentati dalla società romana.

Passeggiare a piedi o in lettiga lungo il corso principale che inizialmente attraversava i giardini e i parchi o i successivi molteplici sentieri paralleli era così un’attività rinfrescante durante le lunghe estati della Grecia e alle latitudini del centro-sud Italia.

ORIGINI

Oltre a un tale piacere, i giardini e i parchi dell’antica Roma erano luoghi di incontri d’amore e di sesso, facilitati da una tollerante considerazione sociale delle differenze di classe. Catullo, nel Carme 55, incontra prostitute nel Portico di Pompeo e Ovidio nomina quest’ultimo in Tristia e nell’Arte di Amare come luogo dove le donne spesso passeggiavano cercando amanti.

A piedi o in lettiga, andare lungo i portici nelle serate d’inverno o al Forum in certe ore significava partecipare alla passeggiata, con tutte le sue implicazioni sociali: incontrare amici, interagire con la gente, guardare gli altri e esserne guardati. Camminare in luoghi come portici e giardini era tutt’altro che un’attività solitaria, ma era svolta in compagnia di una o più persone, come nella passeggiata moderna e contemporanea.

Da questo contesto urbano del mondo classico sembrano emergere due tipi fondamentali di passeggiata, la cui transizione alla modernità è stata facilitata dall’ammirazione del rinascimento per il mondo romano classico e la reinvenzione delle tradizioni di quest’ultimo.

ORIGINI

Il primo – il "corso" – è un’attività urbana della quotidianità svolta durante il giorno o alla sera come manifestazione del concetto di otium. È la passeggiata che nel rinascimento gli abitanti delle città italiane avrebbero compiuto nelle piazze, lungo i portici che le costeggiavano o lungo il ‘corso’. Il suo sviluppo contemporaneo si articola in passeggiate svolte nei paesi e nelle città la mattina, il pomeriggio e la sera della domenica e il sabato pomeriggio.

Il secondo tipo di passeggiata – il "fresco" – è una prerogativa della stagione estiva ed è generalmente svolta dopo il tramonto. È tradizionalmente giustificata e caratterizzata dal piacere di ‘prender il fresco’ – il frigus che per il poeta romano Virgilio doveva essere preso vicino ai fiumi o alle fonti sacre e per Aretino ‘nello spasso, che si prende in gire, doue ci pare, pigliando il fresco, e l’aria’.